Il libro ricostruisce il caso di Barbara Fontana, accusata di malefici, preveggenza e metamorfosi. Attraverso le testimonianze di 17 persone — prive di reali prove — emerge una vicenda di ingiustizia e persecuzione, dove la “cattiva fama” di una donna bastò a condannarla. Tuttavia, Mottis ne fa emergere il ritratto di una donna lucida e coraggiosa, che resiste alla tortura e rifiuta di confessare, diventando simbolo di resistenza femminile contro il potere e la sottomissione.
L’autore realizza un lavoro di archeologia documentaria, interrogando anche il presente sui temi della colpa costruita, del linguaggio come potere e della memoria delle donne vittime dell’intolleranza.
Un’opera, dunque, necessaria e attuale, che illumina uno dei capitoli più oscuri della storia con un approccio umano e documentato.