Moesano, 17 luglio 2025 – Fino a quindici anni orsono, la Mesolcina era teatro di una democrazia sana e aperta, dove anche i giovani avevano concretamente la possibilità di dire la loro, poiché il panorama politico e sociale lo permetteva.
Roveredo, capoluogo della regione, era di fatto un luogo fiorente, ricco di cultura e coesione: innumerevoli concerti ed eventi musicali animavano la vita dei cittadini e si festeggiava ancora il 1o maggio, la festa del lavoro, che oggi è solo un lontano ricordo.
A dispetto delle apparenze di apertura e modernità odierne, quella tanto agognata libertà di espressione e d’iniziativa sembra ormai riservata a pochi. Le grandi opere di San Bernardino, gestite da società esterne, avanzano secondo logiche imprenditoriali in cui il cittadino ha di fatto ruolo di mero spettatore, poiché l’ambiente politico non è stato in grado di trattare degli accordi di collaborazione pubblico-privato proficui per la comunità.
Gli spazi di confronto popolare si sono rarefatti, sostituiti da processi decisionali spesso “tacitamente” predefiniti, dove la classe politica locale agisce al riparo di meccanismi elettorali poco trasparenti e molte volte con mancanza di una delle qualità più importanti che un rappresentante politico dovrebbe avere: la correttezza intellettuale.
Sul fronte ambientale, l’emergenza climatica si è manifestata in modo drammatico ormai già da anni, e continuerà a farlo. Dall’alluvione di giugno 2024 che ha devastato il Moesano, ai fenomeni franosi in Val Bregaglia e Val Maggia, fino alla tragedia di Blatten.
Si ricorda inoltre che parecchi comuni del Moesano sono finanziariamente solvibili solamente perché ricevono una parte delle riversioni dovute agli utili milionari della CRER, che si prende carico di gestire le ceneri e scorie dei rifiuti di tutto il Canton Ticino. Queste sono decisioni politiche che le prossime generazioni dovranno pagare, sia in termini ambientali che finanziari.
Nel frattempo, la Fondazione svizzera per il Paesaggio, constatando la totale mancanza di cura del territorio in Mesolcina, ha deviato 20 milioni di franchi verso la Valle Maggia per interventi di ricostruzione e prevenzione.
Una decisione molto infelice per la nostra valle, ma che non può trovare rimprovero alcuno verso chi ha stanziato i crediti. La classe politica dovrebbe invece farsi un esame di coscienza.
L’unico obiettivo di buona parte della nostra classe politica sembra essere quello di garantire facili introiti alle aziende edili, alle innumerevoli fiduciarie ed alle ancor più numerose aziende immobiliari – lasciando spesso con le briciole i piccoli artigiani.
Per poter sviluppare un’economia regionale resiliente ed attraente per le nuove generazioni, l’ambiente politico dovrebbe avere il coraggio di incentivarne la diversificazione, ma ciò non avviene, sempre a causa della lobby del cemento che tutto fa e tutto può.
A comprova di ciò, le cifre parlano da sole: secondo il Rapporto di gestione 2024, il numero complessivo dei casi presso l’Ufficio Esecuzioni e Fallimenti è passato da 3 645 nel 2022 a 4 361 nel 2023, per poi raggiungere quota 4 431 nel 2024, evidenziando un aumento di oltre il 20% in due anni. La tendenza è evidentemente al rialzo.
Chi oggi siede in politica, nella maggioranza dei casi non lo fa di certo per vocazione. Persone distanti dalla popolazione, spesso nominate o “elette per inerzia” piuttosto che scelte. Ciò genera delle distorsioni evidenti del processo democratico.
Ne deriva un clima in cui parlare e agire è un privilegio che può venire esercitato da pochi – coloro con gli interessi finanziari milionari – mentre una buona fetta della popolazione viene relegata a ruolo di suddito.
Con l’assenza di una sana opposizione, molti dei nostri rappresentanti politici, guidati da interessi privati e personali, hanno costantemente privilegiato soluzioni di comodo. Il peso di quindici anni di politica apparentemente liberale – in realtà la faccia malcelata di un liberismo ultraindividualista e globalista privo di scrupoli – è ricaduto interamente sulla popolazione.
La fattura è servita: 82 milioni di franchi svizzeri.
A questo punto una sola convinzione dirompe nel mio intelletto: Solo con le persone giuste al posto giusto, attraverso processi decisionali completamente trasparenti, fusioni lungimiranti, cooperazione autentica, politiche ecologiche avanzate e finanza sostenibile potremo costruire un futuro equo e resiliente a lungo termine per la nostra regione.
È il momento di agire insieme, per restituire alle prossime generazioni una valle viva, libera, democratica e giusta. Per tutti, non per pochi.