La percezione del male – Disarmare le parole

La pace sia con tutti voi ... questo è stato l'incipit di papa Leone XIV! Un invito e un augurio al raggiungimento della pace.
10.07.2025
3 min
Un uomo sorridente indossa una maglietta senza maniche e un cappellino mentre tiene un forcone da giardinaggio e una palla di terra in un campo. Sullo sfondo si vedono alberi e recinzioni.

Papa Leone non è Papa Francesco; intempestivo naturalmente fare raffronti, ma credo improbabile che  l’attuale Pontefice si cali nelle “periferie” come ha fatto il suo predecessore; ammirevole però che le prime parole del suo pontificato siano state: “La pace sia con tutti voi “, personalmente, poi,  sono ammirato che abbia ripreso un altro tema caro a Francesco: “disarmare le parole”, e su questo voglio soffermarmi.

Se, infatti, è di immediata comprensione l’invito a far cessare le guerre, da subito condivisibile la condanna delle atrocità che colpiscono sempre deboli e incolpevoli, più difficile intuire quanta forza di pace genererebbe il “disarmare le parole”; il Papa venuto da lontano ci ha provato ma, in questo mondo vociante, arido e sordo,  con scarsi risultati.

Il mondo siamo noi, la nostra famiglia e da qui Francesco invitava ad usare vocaboli leggeri, amorevoli: “grazie, scusa, brava/o, bene”, per estenderli poi al lavoro, al sociale perché di parole viviamo, dette o scritte andrebbero usate con saggezza perché possono curare più di una medicina, ferire più di un’arma.

Tenere a bada il nostro quotidiano vocabolario è possibile,  difficilissimo governare il torrente impetuoso delle parole subdole, ingannevoli, “armate”, dei media, delle tv, dei social perché sono in quantità e potenza tremenda e finiscono con l’influenzare la nostra percezione del bene e del male.

Avviene quotidianamente a partire dai notiziari che enfatizzano i conflitti, evidenziano le asprezze, costruiscono scenari di riprovevoli war games e anche quando si occupano del quotidiano, sottolineano compiaciuti i singoli episodi di violenza ignorando colpevolmente i tanti fatti positivi, caritatevoli di madri, padri, figli/e, nonni che statisticamente soverchiano a dismisura il male.

Succede così che raccontano il falso perché per un giovane che compie un reato ce ne sono centomila che fanno gesti di solidarietà, li raccontassero emergerebbe il bene  capace di rasserenare il mondo.

Perché non ne parlano?  Semplice, ci propinano scientemente la percezione, non reale, che tutto è male, di più, noi siamo il male, la società è male, avvilendoci, lasciandoci in uno stato amorfo e remissivo, tecnica, questa, tipica di chi vuol fuorviare le menti.

La vita che ci raccontano quindi? Volutamente distorta, falsa!

Il male c’è, ed è quantificabile in un minuscolo numero di brutti figuri, quelli che da sempre la storia conosce, quei pochi che fanno affari con le armi, bombardano, ricostruiscono, uccidono, fanno trattati internazionali ricavandone enormi ricchezze reinvestite “sapientemente”, si fa per dire, anche nella manipolazione dell’informazione e delle menti; è qui che si nasconde “il vero nemico”.

I nemici non sono i popoli in conflitto, ma loro che ben hanno capito quanto sia utile “armare le parole” temendo viceversa quelle “disarmate” che portano alla pace, alla condivisione, al benessere dei popoli  così come auspicava  Papa Francesco e ora Papa Leone.

Le parole “armate”, aiutate da palinsesti demenziali, hanno un loro nefasto fascino e facciamo fatica a staccare la fetida spina; se proprio non ce la facciamo, capiamo almeno che lì sta il “male” e che ogni “loro parola” va  purificata “come oro nel crogiolo”.