La forza della pietra: la cava Alfredo Polti SA, un secolo di lavoro

Da oltre 100 anni la ditta Alfredo Polti SA estrae e lavora lo gneiss, pietra dalle caratteristiche uniche, della Calanca. Una valle segnata dallo spopolamento, ma che grazie anche alla Polti SA è tornata agli onori delle cronache per i suoi eventi culturali.
18.10.2025
6 min
Un capannone con il nome "Alfredo Polti Gneiss Calanca" in evidenza, davanti a una vallata montuosa fitta di alberi. Sullo sfondo, si intravedono edifici e una chiesa, tipici di un paesaggio montano. Il cielo è sereno e blu.

In un territorio dove la montagna domina e la natura impone il proprio ritmo, la cava Alfredo Polti SA rappresenta da oltre un secolo non solo un’impresa produttiva, ma una vera e propria colonna sociale della valle. Tutto ha inizio nel 1920, quando Giovanni Polti, nonno degli attuali proprietari, inizia a estrarre e lavorare lo gneiss, una pietra che, grazie alle sue caratteristiche uniche, si farà presto conoscere ben oltre i confini locali.

Due donne sorridenti sedute alla scrivania di un ufficio. Una di loro indossa occhiali e ha i capelli corti, mentre l'altra ha i capelli grigi e indossa un maglione chiaro. Sul tavolo ci sono un computer, documenti e materiali da ufficio. Sullo sfondo si vedono opere d'arte e armadietti

Nel 1950, con la fondazione ufficiale della ditta da parte di Alfredo Polti, l’attività assume un carattere più strutturato e inizia la sua crescita costante. Dopo la scomparsa di Alfredo, i figli Vania e Giovanni, coadiuvati dalla mamma Anna, ne raccolgono l’eredità, portando avanti con dedizione un’impresa che oggi rappresenta una realtà consolidata a livello nazionale. Circa il 90% della produzione viene infatti commercializzata in Svizzera, mentre il restante 10% trova spazio nei mercati di Italia, Germania, Austria e Francia, segno di una qualità che supera le frontiere.

La cava Polti non è soltanto un luogo di lavoro: è un presidio umano ed economico in una valle che, senza di essa, avrebbe probabilmente conosciuto un destino di abbandono.
Le vie di comunicazione difficili, la mancanza di industrie e di opportunità lavorative, unite alla lontananza dai centri scolastici superiori, hanno da tempo spinto molti giovani a cercare altrove il proprio futuro.

Un uomo sorridente si siede su una grande pietra al centro di un cantiere di lavorazione della pietra, circondato da blocchi di granito e attrezzature. Sullo sfondo si vedono alberi e una struttura industriale.

Negli ultimi anni, l’impresa ha dimostrato di saper guardare oltre il solo ambito industriale, aprendo le proprie porte alla cultura e all’arte contemporanea. La Biennale Calanca e il Festival Demenga, eventi di rilievo internazionale, trovano ospitalità e sostegno proprio grazie all’impegno della famiglia Polti, che ha scelto di far convivere il rumore delle macchine con le note della musica e il silenzio dell’arte.

Questo intreccio tra lavoro e cultura ha dato nuovi stimoli alla valle: un luogo dove la pietra, da elemento naturale e industriale, diventa anche dialogo tra passato e futuro.

Con l’ingresso di Massimiliano Polti, figlio di Giovanni, la continuità dell’impresa è assicurata. La nuova generazione porta con sé una visione moderna e sostenibile, capace di valorizzare la tradizione senza rinunciare all’innovazione.
Dalla pietra grezza nascono oggi elementi decorativi per giardini, spazi pubblici e architetture contemporanee, che testimoniano la versatilità di un materiale antico reinterpretato con sensibilità e competenza.

Ciotola di marmo grigio con un design striato. La superficie interna è liscia e lucida, mentre l'esterno presenta una texture più ruvida.

L’esperienza della cava Polti SA dimostra come un’attività produttiva radicata nel territorio possa avere un valore sociale profondo: offrire lavoro, garantire stabilità, contrastare lo spopolamento e, soprattutto, preservare un senso di comunità e di appartenenza.

 Abbiamo incontrato la signora Vania e il signor Giovanni per una breve intervista ed ecco che cosa ci hanno detto:

1. Guardando al lungo percorso della vostra famiglia, dal nonno Giovanni fino ad oggi, quanto è stato difficile mantenere viva e competitiva un’attività come la vostra in un territorio di montagna? Quali sono stati i momenti più duri, e cosa vi ha spinto a non arrendervi?

Mantenere viva e competitiva un’attività come la nostra in un territorio di montagna ha comportato sfide importanti e continue.
Fino al 2006, una delle difficoltà maggiori era rappresentata dalla limitazione al tonnellaggio sulla strada cantonale della Calanca, che complicava enormemente il trasporto dei materiali. Operiamo inoltre in uno spazio molto ristretto, che ha sempre limitato la possibilità di investire in impianti produttivi di maggiore portata. A tutto questo si aggiunge – allora come oggi – la difficoltà nel reperire manodopera locale qualificata, un problema che si è ormai esteso a livello più generale.

Tra i momenti più duri, due eventi ci hanno segnato profondamente. Il primo è stato un grave incidente sul lavoro nel 1993, che ha lasciato un’impronta indelebile nella nostra storia e nei nostri cuori. Il secondo è stata la frana del 2007, che ha minacciato seriamente la sopravvivenza dell’attività, mettendo in discussione il nostro futuro professionale.

Cosa ci ha spinti ad andare avanti? È difficile da spiegare in poche parole. Credo sia stato un mix di responsabilità verso chi ci ha preceduti, ma soprattutto verso tutta la nostra squadra, che ci ha sempre supportati con impegno e dedizione. È questo senso di appartenenza e coesione che ci ha dato la forza di superare anche i momenti più bui.

Un uomo lavora su un pezzo di pietra in un laboratorio. È circondato da blocchi di pietra e attrezzi, mentre un fascio di luce illumina l'area.

2. Con l’arrivo della nuova generazione, rappresentata da Massimiliano, quali sono le vostre priorità per il futuro della ditta Alfredo Polti SA? Pensate che ci sia ancora spazio per crescere e innovare in un settore così legato alla tradizione come quello dell’estrazione e lavorazione della pietra?

Assolutamente sì. Anche se il nostro è uno dei mestieri più antichi del mondo – e tra i più sostenibili – ci sono ancora ampi margini di crescita e innovazione. Le tecniche di estrazione e lavorazione della pietra si stanno evolvendo rapidamente, e oggi più che mai è fondamentale restare aggiornati e investire in nuove soluzioni.

Proprio per questo motivo, riteniamo che sia giunto il momento di passare il testimone a una generazione più giovane, con una visione moderna e sostenibile. Massimiliano, figlio di Giovanni, rappresenta questa nuova energia. Ancora non è certo se sceglierà di assumersi l’intera responsabilità dell’azienda, ma stiamo lavorando affinché l’attività possa continuare a esistere e crescere qui in Calanca, offrendo lavoro e mantenendo viva la tradizione anche per le generazioni future.

3. La vostra cava non è solo un’impresa, ma anche un punto di riferimento per la valle: offre lavoro, sostiene eventi culturali e mantiene viva la presenza di famiglie in una zona altrimenti soggetta allo spopolamento. Come vivete questa responsabilità? Vi sentite, in un certo senso, custodi del territorio oltre che imprenditori?

Assolutamente sì, ci sentiamo custodi di questo territorio. Estrarre pietra dalla montagna significa instaurare un rapporto diretto e profondo con l’ambiente che ci circonda. Questo ci porta a vivere un forte senso di appartenenza e di responsabilità verso la valle.

Da sempre cerchiamo di restituire qualcosa alla comunità che ci accoglie, sostenendo con convinzione tutte quelle iniziative culturali e sociali che contribuiscono a mantenere viva la Val Calanca. Manifestazioni come la Biennale Calanca o il Festival Demenga sono solo alcuni esempi di come il lavoro e la cultura possano convivere in armonia.

Crediamo in uno sviluppo sostenibile, rispettoso della storia e della natura del nostro territorio. La speranza è che, attraverso questi sforzi, la valle possa lentamente ripopolarsi e vedere nascere nuove attività artigianali e culturali, come sta già accadendo grazie all’iniziativa di alcune persone straordinarie.

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