L’omett dela Cresa

Da oggi, ad intervalli irregolari, pubblicheremo articoli di cultura locale ripresi dal vecchio sito e che meritano di essere riportati all’attenzione specialmente delle nuove generazioni che non hanno vissuto certe esperienze (ndr).

La Cresa è una valle , meglio un dirupo che si trova tra i monti di Marc e Mont San Fedee. Un profondo burrone, che si trova in questa valle, si chiama “El Bécc dela Cresa”. A proposito di questo posto si racconta la seguente leggenda:

Togn, povero contadino viveva da solo, coltivava un piccolo podere e allevava due mucche che gli davano più fastidi che latte. Non aveva il becco di un quattrino e sognava di diventare, un giorno, ricco come suo cugino che era emigrato in America.
Togn aveva una piccola stalla con un cascinale sul monte del Solc e, regolarmente, saliva sul maggese per falciare quel poco fieno e accudire alle sue misere mucche.
Una serata di settembre, mentre scendeva dal monte, proprio vicino alla Cresa vide un omiciattolo seduto ai piedi di un tiglio. La sua faccia era rugosa come la corteccia dei vecchi castagni, il naso era ricurvo come il becco di un’aquila, aveva in testa un cappuccio a punta e portava delle strane scarpe con la punta volta all’insù. L’omiciattolo si mise a ridere sguaiatamente… Il povero Togn, punto sul vivo reagì con un’imprecazione: – Ma lei ride alle spalle dei poveri disgraziati come me? –
Lo strano essere si fece serio e con una voce stridula disse a Togn: Questa è la tua occasione per diventare ricco e rispettato, ascolta, portami in spalla fino al Ponte di Marc. Il povero Togn stava per perdere la pazienza e la sua risposta fu pronta: -Razza di lazzarone, io fatico dalla mattina alla sera e dovrei portare te in spalla? Le gambe le hai anche tu.Il misterioso essere si fece serio e continuò:- Togn se tu mi porti in spalla fino al ponte di Marc e mi prometti la tua anima, in breve tempo diventerai l’uomo più ricco di Roveredo. Togn fece questa riflessione: per campare di stenti come aveva sempre fatto sinora, tanto valeva tentare, L’omiciattolo non pesava sicuramente tanto e poi, la sua anima, cosa poteva valere? Cosa poteva valere l’anima di un povero tapino come lui?
-Affare fatto-, disse al mostriciattolo, tendendogli la mano. L’ometto salì sulle spalle del Togn. Sembrava leggero come una piuma. Dopo dieci minuti di cammino Togn si accorse che il carico che portava sulle spalle si faceva sempre più pesante, al punto di mettere alla prova la sua capacità di portare pesi, per la quale era conosciuto in paese.
Il povero Togn pregava di arrivare al più presto al ponte di Marc, poiché le forze lo stavano abbandonando. Arrivati al ponte di Marc l’ometto saltò giù dalle spalle del Togn e disse:- Ecco, ora la tua anima é mia, e tu diventerai ricco. Così dicendo gli porse una corda. Togn , meravigliato, rispose: – Come posso diventare ricco con una corda? Il misterioso essere spiegò: -Butta la corda dietro la schiena, poi vai a casa, non devi però mai voltarti a vedere ciò che succede dietro le tue spalle.Quando sarai arrivato davanti alla porta di casa tua potrai girarti e vedrai…
Togn fece esattamente come l’omiciattolo gli aveva detto. Mille volte fu sul punto di voltarsi a vedere ciò che succedeva alle sue spalle, poiché sentiva dei rumori strani, dei crepitii e degli schianti, ma tenne duro.Arrivato in San Fedele si accorse che la corda, improvvisamente, era diventata pesante, come se ci fosse stato attaccato qualcosa. Vincendo la curiosità resistette, trainando la corda che si faceva man mano più pesante, fino a casa. Arrivato sulla soglia , come gli aveva detto l’omett de la Cresa, si voltò e quale fu la sua meraviglia… attaccata alla corda c’era una mucca, la più bella mucca mai vista a Roré. Il Togn portò la mucca in stalla e da quel giorno i suoi affari andarono di bene in meglio.La mucca produceva latte a volontà, partorì dei bellissimi vitelli e il Togn, in breve tempo, divenne l’uomo più ricco del paese. Un pensiero fisso, però, non lo lasciava dormire, il fatto di aver promesso la sua anima a quell’omiciattolo incontrato sulla Cresa. Decise così di rivolgersi ad un vecchio saggio che viveva come eremita sul monte di Frasconscella. Sentendo il racconto del Togn il vecchio disse subito: -Ti sei fatto ingannare dall’omett dela Cresa, non sei il primo, ma puoi salvarti, se ascolti i miei consigli.
-Cosa devo fare? Chiese il povero Togn ansioso. Il saggio rispose: -Per prima cosa fa costruire all’imbocco del ponte di Marc una cappella dedicata alla Madonna. Poi devi dare ai poveri tutti i soldi che hai ricavato dalle mucche che sono nate da quella che hai ricevuto dall’omett dela Cresa. Infine, devi andare per trenta giorni di fila a mezzanotte a recitare il rosario alla cappella che hai costruito a Marc. Il ventinovesimo giorno devi portare tutte le mucche nate da quella che ti ha regalato l’omett dela Cresa sul monte di Marc, ma stai attento a non incontrare più l’omett dela Cresa e soprattutto a non guardarlo in faccia.
Il Togn seguì alla lettera le istruzioni del vecchio saggio. Costruì, con l’aiuto di un amico muratore la cappella.Diede in beneficienza tutti i suoi averi, badando bene che venissero consegnati ai più poveri. E per ventinove giorni di seguito a mezzanotte recitò il rosario alla cappella.Venne il trentesimo giorno. L’omett dela Cresa, che aveva seguito tutte le azioni del Togn, indispettito del suo pentimento, lo attendeva in testa al ponte di Marc per rubargli l’anima. Il Togn, furbescamente, invece di salire dalla parte della Mota de Not, fece il giro salendo dal sentiero di Vif, giungendo al ponte di Marc alle spalle dell’omiciattolo. Arrivato al ponte di Marc il Togn fece il segno della croce. Nella valle si sentì un terribile rumore di tuono, tutte le mucche del Togn vennero inghiottite da una voragine che improvvisamente si era aperta nella Cresa, accompagnate dall’ ometto che prima di scomparire nel burrone lanciò un urlo sovrumano….

Certi anziani, ancora oggi ai viandanti che percorrono la Strada de Maria Teresa dicono ancora: “Fee atenzion al omett dela Cresa”.

Noi da ragazzi, ostentando coraggio, quando andavamo a monte raccontavamo: -Ho vist l’omett dela Cresa, ma ha gò miga dac ascolt-.

Majagatt

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