Il pandoro dell’ignoranza e della vergogna

di Teresio Bianchessi

DATA DI PUBBLICAZIONE: 11 gennaio 2024

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IL CASO CHIARA FERRAGNI, la pubblicità ingannevole e la Carità pelosa!

Il caso del pandoro “Pink Christmas” prodotto dall’azienda piemontese Balocco risale al 2021 ma è esploso a livello mondiale, visto il coinvolgimento della notissima influencer, il natale scorso e ha visto l’Antitrust multare per pratica commerciale scorretta Chiara Ferragni che subisce, oltre al danno economico di una maxi multa comminata pure al produttore, anche un duro colpo alla sua immagine.
In breve il fatto: il contendere è l’elevato costo del pandoro: 9 euro, giustificato dalla finalità caritatevole di devolvere il surplus, per le cure dei bambini affetti da tumori, all’ospedale Regina Margherita di Torino; operazione commerciale pubblicizzata come associata al risultato delle vendite e così percepita dai clienti. Ma non è stato così, dice la Magistratura!
Io mi fermo qui e, come dicono i politici e la stessa Ferragni: fiducia nel lavoro della Magistratura; sta di fatto che in una prima intervista l’influencer prima dice: “Sono serena perché ho sempre agito in buona fede” ammettendo poi di aver commesso un “errore di comunicazione” e per dimostrare quanto sia dispiaciuta eccola fare una donazione di un milione di euro al Regina Margherita di Torino.
Anche a me a volte è capitato di scusarmi ed è avvenuto con un bacio, o un abbraccio, vogliamo esagerare…un aperitivo, dico questo perché mi ha sconvolto di più “la donazione” che la dubbia pratica commerciale non certo prerogativa del solo pandoro e dei due soggetti in questione.
Sì perché il reato ipotizzato è: “Truffa aggravata dalla minorata difesa dei consumatori in quanto commessa con il sistema informatico”.
Agli esperti interpretare correttamente la definizione, io mi soffermo su quel “minorata difesa dei consumatori”, quindi noi, che subito mi ha ricordato la vulnerabilità alla quale siamo sottoposti dalla fallace pubblicità, dai messaggi accattivanti che stridono brutalmente con la realtà dei fatti.
Siamo oramai alle prese con una pubblicità sempre più sofisticata che se ci deve convincere ad acquistare, supponiamo capsule di caffè, la prende alla lontana, ci parla di ecologia, di ciclo produttivo virtuoso, vantando comportamenti che dovrebbero essere del tutto… dico normali, di più obbligati, distogliendoci così da qualità e soprattutto dal prezzo del prodotto che passa in secondo piano. Capita anche e sempre più spesso che le tecniche di vendita per convincerci, come nel caso specifico della Ferragni, tocchino anche la corda dei sentimenti prevalentemente materni, paterni, coinvolgendoci con il dolore di piccoli innocenti, richiamo al quale è difficile restare indifferenti.
A fin di bene, verrebbe da dire, salvo che per prestarsi a fare “il bene” i testimonials possono permettersi il lusso di scusarsi …elargendo milioni di euro.
Non credete ci sia una stortura?
Non viene il dubbio che alla fine siamo noi consumatori i “benefattori inconsapevoli” visto che la “carità pelosa” è infine sostenuta dalla nostra quotidiana spesa che a noi costa sempre di più perché pasta, pelati ed altro sono gravati da questi mostruosi costi evitabili o limitabili?
I “benefattori inconsapevoli” sono poi anche quelli che la carità, quella con la C maiuscola, la fanno eccome, ma in silenzio, magari mandando con metodicità piccole cifre alle varie mense francescane, alimentando i carrelli della “spesa sospesa” presenti oramai in quasi tutti i supermercati, aderendo con generosità agli annuali “banchi alimentari” delle Caritas e lo fanno non attingendo al superfluo, ma al modesto, faticoso bilancio della propria famiglia.

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