Aldo Bianchi: carattere e attenzione verso gli altri

Non mi era capitato spesso di incontrare Aldo Bianchi negli anni che avevo trascorso a Coira, lavorando tra l’altro anche ad Ilanz. Avevo però sentito parlare di lui e sapevo che a Obersaxen, nella Surselva, aveva costruito con la sua impresa diverse abitazioni. Tutto ciò provenendo giovane dalla Mesolcina e lavorando con quella tenacia e passione che dovevano poi farlo conoscere in tutto il cantone.

Ritornata in Mesolcina incontravo sovente Aldo nell’ambito delle diverse manifestazioni in Valle alle quali partecipava assiduamente. In quelle occasioni Aldo non mancava di salutarmi e di intrattenersi con me parlando di politica, sia cantonale che comunale e di quei due mondi, di qua e di là del San Bernardino nei quali ci era stato dato vivere per un periodo lungo e importante della nostra esistenza. Parlavamo di quelle due “anime” che ci portavamo ormai appresso e che ci facevano sentire in identità. Condividevamo infatti l’esperienza di quei due mondi, cosi diversi ma che entrambi ci stavano a cuore.

E a cuore la nostra regione al di qua del San Bernardino, ad Aldo stava molto. Me lo aveva dimostrato quando non aveva esitato a prendere in mano la penna per difendere la costruzione della nostra scuola a San Vittore. Consapevole di quanto fosse importante per i bambini, lui che d’altra parte non mancava di sostenere e incoraggiare giovani e bambini nello sport e in altre attività e per questo era amato e considerato.

Una vita quella di Aldo, trascorsa dando molto di sé agli altri, sia di qua che di là del San Bernardino. Una vita di lavoro, di tenacia, una vita “del costruire” nel vero senso della parola, una vita che dovrebbe essere di esempio in un mondo della troppa distruzione e disattenzione.

Ai funerali le due bandiere, quella di Lostallo e quella di Obersaxen, e la gran folla, testimoniavano dei due mondi e della vita di Aldo e ne raccontavano la storia. Una storia alla quale inchinarci.

Nicoletta Noi-Togni

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