Commento all’articolo del 10 febbraio sull’AI

di Livio Zanolari

Stimata redazione di Il Moesano

Mi congratulo con Voi per i vostri sforzi nel campo dell’informazione locale. Leggo volentieri anche i vostri editoriali. Un passaggio dell’editoriale del 10 febbraio sull’ intelligenza artificiale ha attirato la mia attenzione: “Per fortuna l’Intelligenza Artificiale è ancora allo stadio di sperimentazione … “. È un passaggio che fa riflettere tanto e che mi trova solo parzialmente d’accordo. È vero che siamo in una fase sperimentale (la tecnologia è sempre confrontata con lo sviluppo), ma penso che siamo già ampiamente circondati, anzi pervasi dall’IA. Sappiamo che il nostro mondo scientifico e imprenditoriale si avvale sempre di più delle allettanti opportunità per una nuova dimensione dello sviluppo del benessere e delle conoscenze che l’IA è in grado di offrire. Non possiamo infatti negare che ogni giorno viene svelata una novità dopo l’altra, specie nei settori legati allo sviluppo tecnologico e figurativo. Ci si chiede con insistenza se la nuova arrivata, l’IA, offra le sane opportunità di sviluppo o ci trascini attraverso una selva di pericoli, che non riusciremo più a controllare.
L’IA è da poco tempo onnipresente nel dibattito pubblico, a livello planetario. Finora se ne parlava troppo poco, sebbene si fosse introdotta gradualmente nella società già dalla seconda metà del secolo scorso. Ora l’opinione pubblica ne è consapevole. È molto attratta specie dall’IA generativa, che è in grado di creare diversi tipi di contenuti; testi, suoni, immagini, video, per approdare all’inquietante e nel contempo straordinario strumento ChatGPT. Ahi! Qui ne va anche del futuro della lingua. Con il dilagare della digitalizzazione e l’affermarsi della connettività totale, i contenuti, vale a dire gli elementi che determinano l’informazione e l’apprendimento, finiscono nella sfera di influenza di nuove forme interattive e di complesse e seducenti modalità della comunicazione, globale e individuale. Mi fermo qui!

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