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In risposta al messaggio di venerdì 17 gennaio 2014:

Ho trovato questo articolo sulla Regione (pag. 22) di oggi che sembra fatto apposta per darci modo di riflettere sull’aggregazione mesolcinese. Diverse le analogie per chi ha la pazienza di leggere tutto o parte dell’articolo. Ma un progetto così importante val bene un po’ del nostro tempo no?

"Aggregazioni un’occasione per la democrazia di Ferruccio D’Ambrogio, già
consigliere comunale Minusio
Nessuno può oggettivamente negare la necessità di trovare una forma organizzativa che consenta di affrontare adeguatamente la gestione istituzionale amministrativa del territorio cantonale che sostanzialmente è ancora quella sancita dalla legge del 1803. Il piano
delle aggregazioni cantonale (Pca) voluto dal CdS costituisce una ottima e necessaria base per comprendere la situazione odierna, porre il problema e trovare la soluzione adeguata.
La partecipazione dal basso, con l’implicazione dei comuni è posta quale condizione necessaria per realizzare tale aggregazione; tuttavia leggendo la documentazione sembra sfuggire l’importanza che il processo di aggregazione è anche un formidabile opportunità per associare attivamente il cittadino, esercitare e innovare le pratiche democratiche e quindi per rafforzare la democrazia stessa. Se appare innegabile la necessità di un‘azione che sappia utilizzare al meglio le risorse (materiali, finanziarie e umane) disponibili, altrettanto importante ri- sulta essere la questione relativa al ruolo del cittadino e al rapporto “cittadino-comune”. Già oggi l’assenteismo
del cittadino rappresenta un grave problema che mette in crisi il funzionamento del sistema democratico. Malgrado i meccanismi di democrazia diretta la partecipazione alla vita pubblica è da alcuni anni in costante regresso, anche laddove storicamente vi era un maggior attaccamento, ovvero le votazioni comunali. In quelle recenti la partecipazione al voto in molti comuni è stata inferiore al 50%; detto altrimenti: se votano in 49 sui cento aventi diritto, bastano 25 persone per avere la maggioran- za. Un segnale d’allarme. L’identificazione del cittadino con il proprio comune, sovente non lo stesso di quello del posto di lavoro, è assai debole, ma al contempo esigente: oggidì il cittadino tende sempre più a delegare i compiti al comune e al contempo di esigere, adottando una mentalità da “supermercato”: pago voglio servizi e soluzioni istantanee. Sono oramai rari “gli indiani” che si “sacrificano” per la cosa pubblica. Memori magari di esperienze non proprio edificanti: partecipazione a gruppi di lavoro comunali a cui hanno dedicato ore di lavoro, sfociati in nulla di fatto, o i cui rapporti sono finiti in qualche cassetto; disincantati dall’esperienza negativa: l’aver firmato una petizione restata lettera morta, oppure aver investito tempo ed energia per lanciare e sostenere un’iniziativa, poi adottata in sede di votazione, ma che si è persa per strada per le lungaggini del Municipio nel metterla in atto. Eppure il cittadino, pur diffidente, ha idee, capacità, competenze che purtroppo sono poco valorizzate dai comuni. Il programma d’aggregazione pone due questioni base:
– Questione 1: come realizzare l’aggregazione di per sé auspicabile e giustificata, consentendo però al cittadino di rafforzare la sua identità con il luogo dove vive, e di partecipare attivamente nella ricerca di soluzioni e/o alla loro realizzazione, superando quell’atteggiamento di: diffidenza, e/o rifiuto e/o di arroccamento nella difesa di taluni privilegi, e/o di caratteristiche specifiche nel timore che queste vengano sopraffatte, distrutte? Il fallimento,
perché di questo si tratta, del progetto d’aggregazione dei comuni del Locarnese la dice lunga sull’inadeguatezza della modalità messa in atto: malgrado l’implicazione di rappresentanti dei municipi, della società civile e del mondo dell’economia. Dopo due anni di elaborazione il progetto è stato avversato da una parte di alcuni municipi; bocciato dai cittadini tenuti distanti, e comunque poco implicati dalle discussioni preparatorie, o informati sommariamente dai loro esecutivi.
(…)
Come gestire, quale ruolo assegnare al cittadino, quale forme organizzative improntare per affrontare le varie questioni derivanti dal vivere nel grande comune. Impensabile creare un grande comune senza al contempo rea- lizzare strutture intermedie che facilitino la comunicazione, la rilevazione e gestione dei problemi, e soprattutto l’implicazione attiva del cittadino nel porre e risolvere suddetti problemi. La complessità dei problemi odierni implica competenze specifiche e va- riegate, che un team di funzionari pur volenterosi e ben preparati non può disporre. Mentre la messa in rete dei cittadini e l’utilizzazione sapiente delle loro conoscenze e competenze è
molto performante.
Osare implicare attivamente il cittadino è una formidabile occasione che se colta avrà due effetti: realizzare le aggregazioni vincenti
migliorare la nostra democrazia.



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